ARTICOLI E LETTERE
di Giovanni Rocchetti, industriale di Senigallia
Avevo sentito parlare del libro “Africa non è nera “ durante una serata con Stefano e la moglie Paola Morganti qualche mese fa. La cosa mi aveva incuriosito: il titolo del libro suonava contradditorio per me che avevo avuto qualche tempo prima una esperienza di volontariato in Uganda, a Ladonga, con un mio carissimo amico, il missionario Frate Torquato Paolucci, nel west Nile, in una missione Cattolica dove l’Africa è solo nera. Due settimane intense, spese per la gente e con la gente, in quella terra così diversa dalla nostra.
Luci, suoni, atmosfere, emozioni e gioie, odori e immagini, che porterò sempre con me. L‘Africa lì era solo nera anche se non troppo distante dai luoghi, dove si svolgono le narrazioni del libro “L’Africa non è nera”. Avevo chiesto a Stefano di passarmi il libro, una volta terminata la lettura, la curiosità mi ha spinto ad acquistarlo molto prima della presentazione che era in programma. Leggo molto, specie nei fine settimana: una sorta di seduta catartica per liberare la mente dalle difficoltà di fare impresa, un mestiere difficile, pesante, dove ogni giorno il confine di competizione si sposta in avanti e non si ferma mai. Leggo il libro e la vicenda mi prende, le vicende della storia si intrecciano con mio vissuto. Passa un po’ di tempo e la storia di Francesco continua a girarmi in testa. Stefano mi informa che l’autrice Paola Pastacaldi sarebbe passata a Senigallia per la presentazione del libro. Chiedo di poterla incontrare e presentarla ad un gruppo di amici industriali. Paola accetta di buon grado ed è stato bello averla a cena con noi in una serata di mezza estate neppure troppo calda, in una serata davvero intensa.
Il nostro gruppo di Amici fa parte della Accademia della Tacchinella che aggrega una dozzina di imprenditori che sono soliti trovarsi almeno una volta al mese per promuovere conoscere apprendere la Cultura di Impresa, proprio là dove si crea. Cultura di Impresa e Cultura del bello: molte le nostre iniziative che spaziano dal Mecenatismo puro alle visite guidate in aziende, dove si crea il nuovo. La storia di Francesco, uomo che parte all‘avventura per seguire i suoi sogni, le sue idee, la sua voglia di fare ci cala addosso a pennello un tratto caratteristico di ogni imprenditore, seguire le sue idee, lavorare duro e sodo per un ideale di vita migliore. La serata poi si è arricchita con la testimonianza di uno dei nostri amici, figlio di una famiglia ebrea che nel 1934 fu costretta ad emigrare in una “nuova” Patria, il Brasile, che prima li accoglie e poi li respinge, per arrivare di nuovo, dopo la guerra, in quella Italia che non c è più; fili sottili che uniscono le vicende del protagonista del libro che si chiama Francesco alle storie delle nostre famiglie, che per molti versi hanno qualche persona che emigra prima e torna poi in quella Patria così diversa da come se la aspettavano. Comprendere il fenomeno immigrazione e vederlo con angolazioni diverse, nella vera dimensione umana della sofferenza; allora come adesso ma con segno contrario. Eravamo allora noi, gli italiani a fuggire e cercare nuove vite. Adesso sono gli Eritrei e i Somali a cercare una Patria che li possa accogliere per sfuggire alle ideologie populiste e noi dovremmo o potremmo farci parte attiva nell’accogliere le persone diverse, nel creare opportunità di integrazione.
Nel nostro Gruppo di Amici, l’integrazione è qualcosa di non nuovo, già metabolizzato e reso reale. Abbiamo già da molto tempo nelle nostre unità produttive personale ECC, persone che si sono perfettamente integrate nella loro diversità nel nostro territorio, civilmente e responsabilmente, creando comunque valore che si chiama Integrazione. La cultura del diverso è qualcosa che ci arricchisce nella mente e nello spirito; il confronto, anche culturale, fa parte dello stile di vita, sempre teso a cogliere il nuovo. La paure del confronto non ci appartiene. Un esempio per tutti: Giovanni (gruppo avicolo Fileni 330 M euro di fatturato) è membro della nostra Accademia. La sua azienda accoglie 48 etnie diverse, da lavoro a quasi 2000 persone. Nel rispetto della cultura e dell’integrazione ha “inventato “ il modello ferie per favorire il ritorno per lunghi periodi nella terra di origine del personale attivo in varie produzioni, con turnazioni ad hoc che tengono conto anche del credo religioso. Un po’ come fece Aristide Merloni per le ferie Agricole per quelli che definiva, scherzosamente, metal mezzadri. Grazie Paola per averci fatto passare una bellissima serata. Grazie per averci fatto conoscere aspetti di vita della nostra Storia che possono aiutarci a non ripetere gli stessi errori. Grazie per averci fatto prendere coscienza e capire le cose da un altro punto di vista.
Giovanni Rocchetti, imprenditore.
Con il fratello Cesare nel 1980 prende in mano l’azienda Omce, Officina Meccanica Costruzioni per l’Ediliza, del padre Amleto, un imprenditore di successo, scomparso ancora giovane,, e fondata nel 1956 nel rione del porto di Senigallia, sviluppandola ancora di più, ma sempre evidenziando il lato umano del rapporto con i dipendenti. Oggi l’azienda occupa 110 persone su un’area di 105 mila metri quadri e gestisce importanti joint venture con Medio Oriente e Cina.