Khadija

Giuseppe, giovane studente di Livorno, uccide in duello, dietro il camposanto di Pisa, un compagno di studi. Viene imbarcato dai familiari su una nave merci per Aden, dove vive la sorella Ottavia, sposata con il console italiano. Durante la traversata conosce un esploratore inglese che gli propone di andare in Etiopia, ad Harar, la città sacra musulmana. Ma il giovane rifiuta. Una volta ad Aden ritrova l'amata Ottavia, con cui ha un legame molto intenso. Dopo poco, decide di partire per Harar. Si imbarca su un sambuco, antica barca a vela latina, e viaggia con i marinai arabi che ogni notte cantano alle stelle le poesie delle Mille e una Notte. Una volta a Zeila organizza una carovana di cammelli lungo la rotta degli schiavi e raggiunge faticosamente la città murata. Harar è luogo di commercio di profumi e caffè, ma sotto il regime del pascià d'Egitto è affamata e colpita da una grave carestia. Per gli europei l’affascinante e bella Harar rimane una sorta di Roma dell'Africa, meta di esploratori, commercianti, viaggiatori e avventurieri. Al giovane italiano viene offerta in moglie una adolescente musulmana, Khadija. Dopo un momento di smarrimento, il giovane se ne innamora. Khadija, che non parla se non oromo, la lingua dei guerrieri galla, gli chiederà aiuto per la popolazione che muore. Nel frattempo viene a sapere che la spedizione dell'esploratore inglese è stata trucidata dal pascià. Giuseppe capisce, allora, che la città etiope è preda delle ambizioni commerciali e crudeli degli europei cui gli indigeni si ribellano. Allora il suo amore per Khadija e la sua negritudine non avranno più freni e lo porteranno a decidere di amare la giovane donna nera per sempre.