La quercia Montale e quel tronco che nutre la biodiversitą: 'Un monumento verde che va salvato' di Sara Chiappori Repubblica 21 gennaio 2021
Il monumentale albero ai giardini di Porta Venezia č morto nel 2019, ma la scrittrice Paola Pastacaldi ne ha adottato il tronco abbattuto
A Roma, al Gianicolo, c'è quella del Tasso, a Milano, ai Giardini di Porta Venezia, c'è quella di Montale. Pare che il poeta di Ossi di seppia amasse sedersi (e non solo) sotto la sua folta chioma. Plausibile, la redazione del Corriere della Sera, per cui lavorava, non è lontana. Ci sono anche dei versi, 'Quercia pronta a spiegarsi su di noi/ quando la pioggia spollina i carnosi/petali del trifoglio e il fuoco cresce' ( dalla raccolta La bufera e altro), ma nessuna conferma nelle cronache. Poco importa, la storia è bella. E rende i resti di questa quercia rossa (Quercus Rubra, originaria del Nord America, arrivata in Europa alla fine del ' 700) ancora più fascinosi. Uno dei motivi, non certo l'unico, che hanno spinto Paola Pastacaldi, giornalista e scrittrice, ad adottare la pianta 'nel nome della biodiversità', spiega.
Un passo indietro. La quercia di Montale, dieci metri di solennità botanica che si innalzavano alle spalle del Planetario, ai margini del prato lato Bastioni di Porta Venezia, cade nel 2019. 'Era senescente, ne aveva passate parecchie, atti di vandalismo, nevicate. Insomma, si sapeva che sarebbe morta. L'ho adottata nel 2018, in accordo con il Comune, per evitare che venisse abbattuta'. Non è stato semplice, si trattava di garantire la messa in sicurezza, ingaggiare un'impresa che se ne occupasse, recintare l'area, introdurre sostegni per le parti più fragili. Insomma, proteggere la quercia accompagnandola verso una morte naturale, ma 'senza accanimento terapeutico'. Lasciar fare alle leggi della terra è possibile anche in contesti urbani, 'basta prendersene cura nel modo giusto. Un vecchio albero non è inutile'. Le piogge dell'autunno 2019 danno il colpo definitivo, il 24 ottobre la quercia collassa su se stessa. Per Paola Pastacaldi comincia la fase due. Prolunga l'adozione, ma questa volta, sempre in accordo con l'assessore all'urbanistica, verde e agricoltura Pierfrancesco Maran, adotta il tronco 'affinché non venga rimosso, al contrario valorizzato per il suo patrimonio di biodiversità'. Battaglia non semplice, soprattutto da un punto di vista culturale. 'Quando un albero cade, normalmente lo si toglie per sostituirlo con un altro, ma questo era troppo prezioso'. Dentro e intorno a quel che resta della vecchia quercia c'è tutto un mondo, animale e vegetale. 'Due coleotteri, il Cerambyx cerdo, a rischio di estinzione, Scarabei rinoceronte, afidi, lucertole, topolini, cornacchie, e poi funghi, muschi, licheni. È tutto in evoluzione, un ciclo di biodiversità che nutre il parco e dunque anche l'uomo'.
Vita e morte, in natura a ogni fine corrisponde a una trasformazione. Ora si tratta di farlo capire a chi, invece, dentro quella recinzione di legno, vede solo il cadavere non rimosso di un albero. Per quanto rallentata dall'emergenza pandemia, Pastacaldi continua a darsi da fare, investendo di tasca propria. Per stabilirne l'età, ha commissionato 'un'analisi dendrocronologica, che studia gli anelli di accrescimento, a ognuno corrisponde un anno di vita. Il tronco era troppo deteriorato, quindi è stata prelevata una rondella da una delle branche principali, che ha permesso di desumere un'età compresa tra i 180 e i 200 anni. Mi dicono gli esperti che potrebbe essere la quercia più vecchia di Milano'. Ha creato un gruppo Facebook, Gli amici della Quercia del Duca, e ha scritto un libro, La Quercia di Montale. Canto per gli alberi in città, uscito per Fiorina Edizioni con gli acquarelli di Anna Regge in formato leporello, ovvero un'unica striscia di carta ripiegata su se stessa, come si immagina fosse il famoso catalogo di Don Giovanni sciorinato a donna Elvira dal servo Leporello, appunto. Quanto al futuro, potrebbe arrivare la figlia della quercia di Montale, 'abbiamo piantato una talea, certo ci vorrà molto tempo'. Serve pazienza, gli alberi ci insegnano anche questo.