Cambio climatico, non solo parole, servono nuove specie resistenti, la ricerca in Germania. Parigi cittą modello.
di Paola Pastacaldi
Che cosa è stato fatto per individuare le piante più adatte al nuovo clima? “Già nel 1957 nel cuore della ricostruzione delle città tedesche si comprese quanto fosse importante e positivo per la popolazione la ricostruzione di parchi e giardini. Da questa motivazione nacque la conferenza permanente dei direttori dei parchi e giardini, chiamata GALK in quanto associazione di supporto. Galk si sviluppò in un'istituzione professionalmente competente per gli spazi verdi pubblici nelle città. Tra il 1995 e il 1999 il Gruppo di Lavoro Alberi Urbani, in collaborazione con l’associazione dei vivaisti e l'ufficio federale delle varietà vegetali, ha effettuato un primo test di alberatura in ambito cittadino delle cosiddette novità vegetali in varie città e secondo condizioni ben definite quali l’origine, il substrato e le condizioni di messa a dimora. Le valutazioni delle specie piantate nelle prime otto città furono eseguite negli anni 2000, 2005 e 2015. Nel 2005 viene eseguito il secondo test e dal 2012 i risultati dei test possono essere letti online e offrono un contributo dettagliato e importante per l’utilizzo di specie e varietà in ambiente urbano. Berlino, Bonn, Dresda, Düsseldorf, Essen, Esslingen, Frankfurt, Amburgo, Hannover, Kassel, Colonia, Lipsia, Leverkusen, Ludwigshafen, Monaco e Rostock sono le città che tuttora partecipano ai progetti di test in ambito europeo con le città di Basilea e Vienna. Le sperimentazioni di Galk costituiscono un’indicazione su quali specie possano trovare utilizzo in un contesto cittadino, dove la resistenza delle piante è messa a dura prova da infrastrutture come cavi, rotaie, cemento, marciapiedi ed emissioni gassose ed altre gravi condizioni ambientali, che sono di fatto contrarie ad uno sviluppo sano delle piante”.
In Italia, oltre ai vari capitolati o ai regolamenti del verde, non sono stati realizzati test di questa importanza; la sperimentazione è stata sino ad oggi limitata nell’ambito degli studi universitari, è di fatto molto teorica, anche se a volte di alto livello, e soprattutto scarsamente nota. Come vengono divulgati questi test? “In Germania esiste un sito che si chiama www.galk.de, che pubblica l’elenco delle piante con schede tecniche e botaniche che sono il risultato dei vari test effettuati nel corso di decenni sulle specie e sulla loro resistenza. Recentemente è stata aggiunta anche l’annotazione sulla capacità di attirare gli insetti, soprattutto le api in ambito cittadino, dove il contesto urbano è di fatto diventato sterile. Galk, che opera in continua ricerca, ha realizzato una nuova brochure con molte indicazioni pratiche per una scelta delle piante più ampia e ricca possibile per evitare che la produzione vivaistica sia limitata solo a poche specie. Galk collabora strettamente con l’Associazione vivaisti tedeschi”. Che ne pensa della politica oggi dominante che mira a piantare milioni di alberi? “Il tema tanto pubblicizzato in Italia è importante e se ne parla molto anche in Germania, ma serve la disponibilità delle specie di alberi resistenti e resilienti in un contesto di grave cambio climatico”. Ci sono esempi validi ben impostati in Europa? “Ho seguito le forniture di alberature per la città di Parigi, che grazie alla volontà del suo sindaco, Mme Hidalgo, è diventata la città modello per la trasformazione Verde delle città in Europa, ben intendendo la messa a dimora degli alberi. Parigi sta coraggiosamente togliendo spazio alle auto, riducendo le vie o chiudendole e aumentando gli spazi perdonali, dove si procede a piantare più alberi. Il servizio Parchi e Giardini lavora su questo da più di 20 anni. Ovviamente conta il contesto, Colonia è diversa da Düsseldorf, però anche in queste città si stanno togliendo le auto, si chiudono le strade per spingere i cittadini ad usare i mezzi pubblici e si fa in modo che costi caro entrare in città. Anche ad Amsterdam si punta alla stessa formula, cioè le auto fuori: in città si va a piedi o si usano i trasporti in comune. A Parigi, che ho seguito per molti anni come appassionata rappresentante di un vivaio (recentemente, ho seguoto il nuovo progetto di Place de Catalogne, la forêt dans la ville, il bosco in citta, il quartiere de La Défense, il viale degli Champs-Elysée, la linea del Tram a Sud di Parigi, solo per citarne alcuni ndr.) c’è la volontà delle istituzioni che si stanno decisamente orientando verso le specie più resistenti al cambio climatico”. Il pubblico come reagisce? “Di questo si è parlato già alla Conferenza internazionale su Clima nel 2015 a Parigi, con l’intento di abbassare di un grado e mezzo, il riscaldamento globale fino alla fine del secolo. Ma la presa di coscienza della necessità di salvare il nostro pianeta Terra, aumentando in maniera decisiva l’utilizzo del Verde, è avvenuta durante la chiusura del Covid, quando si è capito quanto poteva essere negativo l’ambiente urbano e la mancanza di Verde per la salute dei cittadini. E’ nata una difesa forte e ad oltranza degli alberi in contesti cittadini. Prima di allora l’albero vicino a casa significava foglie a terra, sporco, ombra e su questo c’erano molte contestazioni. Oggi la tendenza è diversa. Gli alberi purificano l’aria, producono ossigeno, recuperano l’anidride carbonica e soprattutto abbassano le temperature nelle nostre città, per citare solo alcuni dei benefici. Certo gli alberi pericolosi vanno anche abbattuti: in Germania abbiamo molti gruppi in difesa delle piante a cui però vengono sempre spiegate in dettaglio le ragioni di certe scelte. I forti venti possono abbattere un ramo e uccidere una persona o bloccare una linea ferroviaria. Ma anche la riduzione vegetale, cioè le potature e la manutenzione, eseguite però a regola d’arte, sono fattori importanti per la sicurezza e per la riuscita di progetti del verde, e non bisogna dimenticare la regola fondamentale di piantate le specie adatte al luogo di messa a dimora. Alcune città tedesche come Düsseldorf hanno fatto le stesse ricerche indipendentemente da Galk. I vivai tedeschi presentano esplicitamente ai clienti in visita le specie più resistenti al cambiamento climatico e alla siccità. Anche se quest’anno è accaduto per ora il contrario; dopo alcuni anni di estrema siccità, c’è stata troppa acqua”. Come viene informato il pubblico? Si possono condividere i dati dei test sulle specie più adatte? “I vivaisti usano i canali moderni di comunicazioni e d’informazione, sono molto presenti nel documentare alle aziende che eseguono lavori di giardinaggio o ai responsabili del settore verde nei Comuni o direttamente ai privati un migliore uso delle piante e del Verde in generale, nel quale io annovero anche la copertura dei tetti e la copertura delle facciate degli edifici. La campagna 'Green Cities' sotto l’egida di Ena, l'Associazione europea dei Vivaismo, che rappresenta le organizzazioni di produttori vivaisti di tutta Europa, divulga importanti informazioni. Il progetto si concentra sulla dimostrazione dei benefici del verde urbano e mira a incoraggiare decisori comunali, urbanisti e pubblico, a ripensare le nostre città in modo più sostenibile, sano e resiliente. Dopo tutto, le infrastrutture verdi svolgono un ruolo importante nell'affrontare i problemi associati all'urbanizzazione e ai cambiamenti climatici. Le foreste urbane, i tetti e le facciate verdi, i parchi e i giardini pubblici e altri spazi verdi non solo contribuiranno in futuro a contrastare i cambiamenti climatici, ma regoleranno anche l'inquinamento atmosferico dei centri urbani, la perdita di biodiversità e avranno un effetto positivo sulla salute mentale dei residenti. I giornali tedeschi sono presenti con rubriche tutte le settimane, ci sono molte trasmissioni su canali privati; in Inghilterra la BBC presenta molti corsi di giardinaggio su temi che si allacciano all’abbassamento delle temperature”. I punti nodali per la cura oggi? “Le tecniche di messa a dimora sono antiche e si basano sulle buone pratiche che bene o meno bene vengono applicate; un nuovo tema è il recupero delle acque piovane in terreni permeabili per consentirne un utilizzo più mirato e costante. Ci sono modelli come Vienna e Stoccolma dove il terreno è estremamente strutturato e l’acqua piovana viene recuperate e utilizzata per irrigare d’estate; anche in Germania, così come a Parigi, sono stati realizzati progetti per il recupero delle acque piovane. Quest’anno, invece, per ora c'è troppa acqua, ma l’acqua è patrimonio di tutti e se si può meglio recuperarla. Anche le erbacce sono importanti. A Düsseldorf sono stati messi a dimora arbusti sotto gli alberi, non si tagliano le erbe ma si lasciano crescere in modo spontaneo, creando un’immagine naturale, disordinata in senso positivo. In molte città non ci sono più trattamenti chimici. In Germania puntiamo sulla presenza di insetti, soprattutto le api, e piantiamo cespugli e arbusti per aiutarle. La buona forestazione urbana implica terreni ricchi di cespugli, di erbe e non solo di alberi”.
Una nota amara al margine, per l’apicoltura italiana tra siccità e gelate, il 2024 rimarrà purtroppo un anno definito “terribile”, a grave rischio per la sopravvivenza delle api (fonte Slowfood/giugno). La questione di piantare un numero grandissimo di alberi (6 milioni di alberi in quattordici città metropolitane entro il 2024 con i fondi del PNRR) ha problematiche di realizzazione: il professor Francesco Ferrini di Firenze ha calcolato che in Italia per piantare tutti questi alberi non esiste la manodopera sufficiente. “Non basta piantare alberi, bisogna garantirne la sopravvivenza”, ha ribadito in una intervista. Amche la struttura delle città dovrebbe essere dunque modificata? “In generale le città stanno cercando di trovare il modo migliore per recuperare tempo e diventare resilienti: le città vanno ristrutturate e mancano le piante. Le cosiddette Piante del Futuro, coltivate nei vivai necessitano di un tempo lungo per crescere, a volte venti o venticinque anni. Per piantare tutti gli alberi di cui si parla bisogna organizzarsi. Abbiamo avuto tempi in cui gli alberi non li voleva nessuno, in cui mancavano sempre le risorse finanziarie per il Verde e molti vivai hanno chiuso. Quello che stiamo facendo ora necessità di almeno dieci anni di preparazione. E ora che ne abbiamo bisogno non ci sono abbastanza piante. Mancano le piante e le città devono mettersi in moto per modificare la loro struttura verde. Il fatturato dei vivaisti è ancora di nicchia, nella struttura edilizia europea noi vivaisti siamo purtroppo gli ultimi ad arrivare sulle grandi opere, gli ultimi ad essere chiamati per collaborare”. Come definisce la tanto citata ma poco compresa Biodiversità? “Biodiversità o diversità biologica entro un determinato ambiente si intende appunto la varietà di organismi viventi in esso presenti (1). Se applichiamo questo concetto alle nostre città abbiamo bisogno d’introdurre nuove specie vegetali. E’ urgente introdurre nuove specie, adatte però al clima di ogni città e allo stesso tempo preservare il patrimonio arboreo originale, anche questo è biodiversità. La Biodiversità è un concetto complesso e vanno considerati molti fattori, oltre alle diverse specie di piante, anche tutte le forme di vita animale e vegetale presenti sono parte di questo complesso sistema. Dobbiamo combattere anche contro l’ignoranza. Nel passato nelle corti europee, il giardiniere svolgeva un ruolo e aveva un valore importante che con il passare del tempo ha perso. Questa stima deve essere riconquistata, e siamo sulla buona strada: il Verde e il giardiniere sono di nuovo attori importanti del nostro futuro, peccato che il mondo del vivaismo sia ancora molto chiuso e restio a scambi, condizionato da fattori influenzati da interessi commerciali e economici. ” (1) Wikipedia Inviato da iPhone