Nigeria e Kenya raccontate da due scrittrici ospiti al Festival della Letteratura Incroci di Civiltà
di Paola Pastacaldi
Lola Shonheyn, trentanovenne scrittrice nigeriana e poetessa, incontra il pubblico di Venezia alla Fondazione Querini Stampalia, in compagnia di una scrittrice kenyota di nome Muthoni Garland, autrice di libri per bambini, fondatrice della casa editrice Storymoja e ideatrice di un festival della letteratura ormai popolare. L’esordio di Lola Shonheyn all’incontro è subito segnato da una vena di umorismo freddo, molto simpatico, che terrà vivo durante tutti gli interventi. In presenza del marito in sala (il figlio dello scrittore Wole Soyinka, primo africano a ricevere il premio Nobel per la letteratura) ha dichiarato senza battere ciglio: “La vostra cucina è favolosa; forse per poter continuare a mangiare la pasta con le vongole sarei disposta anche ad una leggera forma di poligamia”. Risate del pubblico per lo più femminile che ha apprezzato lo spirito. In realtà Lola Shoneyn ha giocato sullo sdrammatizzare il tema, per catturare l’attenzione del pubblico italiano. Infatti è l’autrice di un importante romanzo sulla poligamia, tradotto in italiano con il titolo “Prudenti come serpenti” (66th &2nd, 2012), con il quale denuncia le conseguenze tragiche della poligamia, i rapporti di potere che si stabiliscono al suo interno, gli intrighi, le oppressioni sui figli. Una serie di dinamiche perverse che vengono messe in atto dalle mogli al solo fine di conquistare l’affetto del marito, poligamo. Altrettanto ironica Muthoni Garland (per il Festival Internazionale della Letteratura “Incroci di civiltà” è stato tradotto in italiano il suo racconto “L’uomo dei necrologi”, grazie alla collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia ), che ha raccontato il suo curioso esordio in letteratura: “Mi occupavo di marketing, quando mio marito fu trasferito al Cairo; decisi di prendermi un anno sabbatico e dedicarmi al golf e alla cucina. Ma non ero predestinata a fare la casalinga. Mi annoiavo e mi iscrissi ad un corso di scrittura in Internet e scoprii la fiction, cioè quello che volevo veramente fare. Ho cercato di migliorare il mio inglese e così conobbi nel web una serie di scrittori, che mi hanno poi incoraggiata a continuare”. Entrambe le autrici sono state ospiti del Festival internazionale di Letteratura, organizzato da Ca’ Foscari, dal titolo “Incroci di civiltà”. Lola Shonheyn e Muthoni Garland, alla prima visita in Italia, di cui sono ovviamente entusiaste (ma chi non lo è?), sono state presentate da Shaul Bassi, dell’Università di Ca’ Foscari, e Annalisa Boe, dell’università degli Studi di Padova, che con le autrici hanno intrattenuto un dialogo discreto, data la notevole dose di arguzia delle autrici. Così Lola Shonheyn ha raccontato il suo primo approccio alla letteratura: “Avevo 14 anni; la fidanzata di mio fratello era iscritta a medicina e ogni volta che veniva a trovarlo mi raccontava le sue storie sull’ospedale, episodi spesso cruenti, che mi incuriosivano. Un giorno mi raccontò di un marito furioso che arrivò in ospedale, trascinandosi dietro la povera moglie e gettandola a terra come un oggetto, urlando che non era fertile, e che non capiva che cosa avesse che non funzionava, visto che lui aveva un sacco di figli”. A proposito della poligamia – giusto per capire cosa ne pensa - ha raccontato un particolare fulminante per la sua tragica ironia: “Mio nonno paterno era poligamo, ma dato il bassissimo livello sanitario che c’era allora, ogni volta che si sposava, la moglie precedente decedeva. Mio nonno fu, dunque, forzatamente monogamo”. “Mio nonno materno invece – ha continuato la scrittrice – era diverso, molto istruito, suonava l’organo in chiesa e scriveva libri, aveva due figli e faceva l’insegnante ed era molto impegnato in casa e in famiglia. Ma quando è morto suo padre, è cambiato e ha sposato altre donne. Mia nonna, che era molto orgogliosa di avere un marito domestico, entrò in depressione. Non gli perdonò mai questo cambiamento di rotta, nemmeno quando ormai era morto. La verità è che la poligamia fa ammalare le donne. Oggi il 33 per cento delle donne vive in poligamia. Trovo giusta la crociata contro la poligamia. I governi non fanno nulla per rendere più indipendenti le donne, perché per loro è più facile che le donne vengano prese in carico dal marito”. Dopo una pausa, Lola Shonheyn, che davvero ha una ironia feroce e tagliente, conclude: “Sono stufa di sentire che è meglio che una donna diventi una seconda moglie, piuttosto che una prostituta”. Contro l’immagine edulcorata del Kenya dei turisti e delle ville di Malindi si parla dell’appartenenza etnica come valore fortissimo, anche se molto complesso da esplorare. Può uno scrittore con la letteratura aiutare a comprendere meglio una società, a darne un affresco più reale? “L’Africa è sottorappresentata – sottolinea Muthoni Garland - per questo ho organizzato il Festival della Letteratura che si tiene a settembre in Kenya per far sentire la voce dell’Africa e delle sue storie. È un festival libero che non è sotto le sgrinfie del dollaro”. Inevitabile tema africano è quello della stregoneria. La cinematografia e la letteratura sono zeppe di stregoneria africana. E’ solo uno stereotipo? Lola Shonheyn è di parere contrario: “Alcune pratiche religiose vengono rappresentate solo nei loro aspetti negativi, sia nei film che nella letteratura. In realtà, se penso al colonialismo, la Nigeria ha mantenuto la sua identità grazie alle pratiche religiose. Con l’arrivo del Cristianesimo molte persone hanno continuato a fare entrambe le cose, anche se tutto ciò può sembrare arretrato o, peggio, barbaro, a mio avviso, il mantenimento di alcune pratiche è segno di grande intelligenza. Anche se apparentemente sembra di essere tradizionalisti. Penso sia più pericoloso il fanatismo religioso”. Muthoni Garland interviene sul problema della scarsa lettura da parte dei bambini che affligge anche i paesi africani: “Da piccola vivevo in un villaggio senza televisione o radio e non vedevo l’ora di tornare a casa per sentire i racconti e le storie dei vecchi. Nella nostra attuale società nessuno legge più le storie ai bambini, non si dà valore ai libri. Sono convinta che bisogna insegnare ai bambini ad apprendere la lettura, perché loro saranno il nostro pubblico di lettori di domani”. Inevitabile una domanda del pubblico sull’eredità dello scrittore Chinua Achebe, morto il 22 marzo 2013, considerato il padre della letteratura africana moderna in lingua inglese, autore del bestseller “Il crollo” (Things Fall Apart, 1958) tradotto in cinquanta lingue. Lola Shonheyn ha detto: “Era incredibile la sua capacità di catturare la complessità del colonialismo in Nigeria”. Muthoni Garland ha aggiunto: “Si meritava il Nobel, è stato ed è la voce più forte e vera che ha avuto l’Africa: avremmo dovuto fare un Nobel africano e darglielo. Il suo libro “Il Crollo” c’è in ogni casa del Kenya, dove ci siano libri. Lui scrisse e divenne popolare, quando dire di essere uno scrittore africano era quasi un ossimoro. Sono orgogliosa di questo figlio della nostra Africa”.