Filmmaker Festival di Milano, gli 'Alberi' di Frammartino, per un'ecologia del cinema

di Barbara Casavecchia, Repubblica 29 novembre 2013

Verde, verde, ancora verde. In Alberi, ultima opera del regista milanese Michelangelo Frammartino, che approda come installazione a Filmmaker dopo il debutto al museo PS1 di New York, il bosco parla senza parole, tanto che il colore sembra espandersi ancora di più, come protagonista della scena. A fare da colonna sonora sono i fischi del vento, il ronzio degli insetti, i cinguettii, il frusciare delle foglie. Sdraiati per terra. È verde anche la moquette sulla quale ci si può sdraiare davanti allo schermo - in una piccola 'radura' piena di cuscini ricavata al centro della platea sconfinata dell'ex Cinema Manzoni di Milano, il più elegante del dopoguerra, chiuso dal 2006, in attesa di fare da cornice all'ennesima vetrina del lusso cittadino - per contemplare tutto con calma, come si farebbe all'aperto su un prato. Magari a occhi chiusi, dato che la ricchezza del suono (firmato dal berlinese Ansgar Frehric, mentre il montaggio è di Benny Atria, David di Donatello, quest'anno, per Diaz) ha un peso pari alle immagini e trasporta altrettanto lontano. Ventotto minuti in loop. Il film, che dura 28 minuti, è in loop, tanto che si entra sempre a proiezione in corso. 'Mi ricordo quando chiedevi: da quanto è iniziato? E la cassiera: Solo due minuti e parte il secondo tempo. Se si sbriga arriva giusto giusto, e io dentro di corsa, con mio padre. Il mio primo film l'ho visto così', racconta sorridendo Frammartino. Che dopo il lirico Le Quattro Volte (2010), girato in Calabria, è tornato al Sud, in Basilicata, e alla ritualità della cultura contadina. Il rito. Alberi nasce da un antico rito silvano, che a ogni carnevale vede comparire per le strade di Satriano, nel Potentino, la figura del rumìt o romito, un personaggio vestito di rami e foglie da capo a piedi che batte silenziosamente alle porte, chiedendo un obolo. Un erede del Green Man celtico o dell'Homo Selvaticus medievale, reincarnatosi, in tempi moderni, nel Barbalbero de Il Signore degli Anelli tolkeniano. 'M'interessa sempre la dimensione del rito', racconta Frammartino. 'Anche andare al cinema era un rito: il buio, le poltrone disposte come gli scranni in chiesa, lo stupore collettivo delle immagini. In un luogo come questo, poi, che sembra un tempio abbandonato... Volevo però, per una volta, cambiare punto di riferimento. Nel cinema è sempre la figura umana a fare da unità di misura, mentre desideravo che qui fosse la natura. Mi piace che non ci sia distinzione tra personaggio e paesaggio, che si fondano uno nell'altro'. La storia. Vediamo gli abitanti del paese (il borgo di Armento, con i muri e i tetti color ocra che si stagliano sullo sfondo verdissimo dei boschi) riunirsi un mattino, scendere verso la foresta, tagliare rami e radici rampicanti di edera, riunirli in pile. Quando ricompaiono, sono coperti di fronde, che lasciano intravedere solo occhi e braccia, indistinguibili, nell'ombra, dai veri tronchi. I romiti si riuniscono, tornano in paese, sempre in silenzio, finché il suono di un organetto non lascia spazio alle danze, che riempiono la piccola piazza con un bosco ondeggiante. Fa buio, poi torna la luce, il bosco ricomincia a parlare, gli uomini a riunirsi in piazza, poi a bardarsi di verde e infine a fare ritorno a casa: il loop replica la circolarità del rito, di anno in anno, regolare come i cicli delle stagioni. Il digitale. 'Dopo vent'anni in cui si è parlato tanto di sparizione della pellicola, ora è veramente accaduto, ci troviamo a guardare avanti e indietro. Alberi è girato in digitale. Volevo rendere omaggio al cinema pur facendo un passo fuori, con il meccanismo della videoinstallazione in loop. Liberarti da certe grammatiche, ti libera anche da molte zavorre', spiega Frammartino. 'A New York, abbiamo esposto questo lavoro nel Dome, una grande struttura circolare che con Ansgar abbiamo fatto suonare come se fosse uno strumento. Siamo partiti dal cinema senza sapere in che zona stiamo approdando. Ed è stimolante. Per il prossimo lungometraggio, credo che ci prenderemo la libertà di realizzare contemporaneamente anche dei frammenti di girato da utilizzare per altre installazioni. Immagino si possano aggiungere alla classica proiezione in sala, come dei frammenti espositivi'. Michelangelo Frammartino, Alberi, ex Cinema Manzoni, Via Manzoni 42, Milano Sabato 30 novembre - Domenica 8 dicembre: Ore 16.30 - 20.30 (a eccezione di mercoledì 4 dicembre, 16.30 - 18.30) Entrata al prezzo di 4 € 'Il film 'Alberi' di Michelangelo Frammartino, con cui aprirà i battenti l'edizione 2013 del 'Filmmaker Festival' di Milano, porta in giro per il mondo l'immagine migliore della Basilicata: quella della sua Natura'. Lo sottolinea in una nota il presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano, Domenico Totaro, alla vigilia della 34° edizione della kermesse internazionale che promuove, dal 29 novembre al 12 dicembre prossimi, 'la ricerca, la sperimentazione e l'innovazione nella produzione audiovisiva'. Il film di Frammartino, prosegue Totaro, 'girato ad Armento e incentrato su un antico rito arboreo di cui è protagonista il Romito, ovvero la maschera dell'uomo albero fulcro del Carnevale di Satriano di Lucania, rappresenta per noi un volano importante per la diffusione nel mondo della Natura, dei Paesaggi, della Cultura, della Storia e delle Tradizioni dei borghi del nostro Parco'. 'Alberi' arriva al 'Filmmaker Festival' in prima italiana dopo il grande successo newyorkese ottenuto al 'Moma PS 1' e dopo essere stata ospitata all’11° Copenhagen International Documentary Film Festival. Tratta di un viaggio tra passato e presente, tra realtà e rappresentazione, tra visibile e invisibile ed è un lavoro che riflette sulla natura delle immagini e interroga lo spettatore sulla pratica della visione. L'installazione, collocata al Cinema Manzoni, sarà fruibile da domani 29 novembre fino a domenica 8 dicembre. 'La 'pellicola' di Michelangelo Frammartino -spiega ancora il presidente Totaro- è un mirabile esempio di cinema sostenibile, un settore in cui la Basilicata, anche attraverso l'istituzione della Film Commission, ha deciso d'investire seguendo una sua vocazione naturale'. 'Il cinema di Frammartino recupera il rapporto tra l'uomo, la natura, il mito e la terra -ha concluso Totaro- per questo è un cinema sostenibile, ovvero un'occasione importante per tutto il territorio del Parco, che sulla sostenibilità scommette in vista d'uno sviluppo e di una crescita economica che facciano leva sul patrimonio naturale e culturale dell'area'.



Link