L'Africa non è nera: lettere
- di Luigi Finotto, Radio Sherwood, Padova
Sono nato in Eritrea, a Keren nel 1965. Mia madre è eritrea, mio padre italiano della provincia di Venezia.
Dall’età di 3 o 4 anni fino a quella di 9 o 10 ho vissuto ad Asmara con mia madre.
A meta’ della quarta elementare, nel 1974, nel bel mezzo di una situazione di guerra tra il regime del negus che stava morendo e un altro che cercava di subentrargli e una guerriglia indipendentista che cercava di cogliere l’occasione per infliggere una spallata al regime, insieme ad altri italiani, fui forzosamente rimpatriato in Italia che mai avevo visto prima.
- di Mario Ruffin, medico ospedaliero
Non sopportavo l’idiozia del razzismo, neppure ovviamente quello meno percepibile per i cosiddetti “mulatti”. Quello esisteva tra italiani. Eccome se esisteva! Ma io non ne percepii mai una consistenza e anzi direi neppure proprio l’esistenza. Anzi
“Conosco quel male che si chiama Mal d’Africa! Esso mi è stato esacerbato dalla complicazione del rimorso di essere stato, sia pur bambino testimone silenzioso, “bianco” tra i “bianchi” razzisti e fascisti. Fortunatamente la mia famiglia, mia madre e mio padre, non lo erano per niente, come dimostrarono più tardi per la mia amicizia con Itbarek Ghebregsbiabiher, ma in quei primi tempi era imprudente esprimerlo ai figli. Io, per fortuna, al ritorno all’Asmara ventenne nel 1950, come antifascista, intensamente antirazzista, ho cercato, di diffondere tra gli eritrei, e tra gli italiani idee di libertà, di rispetto e di amicizia. Ho provato emozionata ammirazione per quel meraviglioso Popolo che io definisco sempre “gentile ed eroico”.
- Edoardo, 15 anni
'Leggere il tuo libro mi ha fatto conoscere un aspetto delle colonizzazioni che non avrei mai immaginato'.
- di Anna Teodorani
'Cara Paola ho appena finito di leggere il bel libro sull'Eritrea. Ho condiviso tutte le vicende dei nostri amati e poveri coloniali'. Intervento di Anna Teodorani, Roma
L'intervento che ospitiamo è stato letto al circolo di cultura ed educazione politica Rex nel 2012 a seguito di un viaggio ad Asmara. Il padre di Anna Teodorani Vanni Teodorani (1916-1964) è stato direttore del Corriere Eritreo di Asmara.
'Anzitutto perché “Ritorno in Eritrea”? Ritorno perché all’età di un anno sono stata per qualche tempo in quel paese, allora colonia italiana, anzi “colonia primigenia” come si diceva all’epoca. Mio padre era giornalista e direttore del Corriere Eritreo, quotidiano italiano locale. Purtroppo, o per fortuna, il nostro soggiorno fu molto breve, circa sei mesi, perché i miei genitori, causa un grave incidente automobilistico, sono dovuti rientrare precipitosamente in Italia proprio alla vigilia dell’entrata in guerra del nostro paese'.
- di Maria Bellio, Meolo Treviso
di Maria Bellio, Meolo Treviso
Quello che mi ha fatto scattare la molla di leggere tutto d'un fiato è stato l'incontro di Francesco con l'amante. Dopo è stato tutto un susseguirsi, mi è piaciuto tutto.
- LETTERE
Mio padre disse: 'Ma questo lo conosco'. Era Indro Montanelli, sottufficiale in Etiopia durante la guerra nel 1935. di R.L. Treviso
'Questo libro mi è piaciuto tantissimo e a volte mi anche commosso, perché mio ha ricordato mio padre e alcuni suoi racconti sulla guerra d’Etiopia. Un giorno, guardando la televisione, fece un balzo sulla sedia e mi disse: “Ma questo io lo conosco!”. Era Indro Montanelli.
- LETTERE
di Michele Sganga, pianista, Roma
Che meraviglia! Sono a trenta pagine dalla fine e mi sento avvolto da un caleidoscopio di emozioni, profumi, oscuri ricordi di famiglia che riemergono dal loro fondo oscuro improvvisamente vividi come se fossi nato anch'io negli anni Venti del secolo scorso.
- 'Il mio secondo nome è Aradam' di Franco Panto - Villorba
All'Asmara nacquero due mie fratelli, gemelli, nel 1938. All'Asmara mio padre era stato chiamato da due miei zii materni che, militari volontari in Eritrea dal 1934, si erano dimessi e avevano fondato spacci per la vendita di 'Coloniali'
Ho acquistato da Lovat il libro che presenterà, leggendolo in un paio di giorni. Mi ha risvegliato sensazioni e pensieri, mai sopiti, che mi sorgevano nei racconti dei miei genitori del nonno e degli zii , ai quali, sempre di più, avrei oggi molte cose da chiedere di quel lontano periodo. Con un grande rimorso per non averlo fatto quando potevo, e che l'intensità della mia vita trascorsa mi ha impedito. Quante volte in casa ho sentito del Cinema Impero, delle cavallette (mio padre, lungo i cantieri dove costruiva strade, diceva di rifugiarsi nei camion per proteggersi, e che questi slittavano sulla strada per la poltiglia degli insetti morti...) , delle iene che, di notte, venivano in cerca di cibo sotto la nostra abitazione sopraelevata, in legno, delle macellazioni degli animali selvatici che cacciavano , e così via. Massaua, Cheren, Decamerè e tante altre località citate nel libro e sentite dai miei. Mi domando come lei possa aver descritto tanti precisi dettagli solo per sentito dire, con particolarità minuziose , le parole locali , le vie di Asmara e Massaua ( veramente un posto infernale, quest'ultimo) lo diceva spesso mia mamma, più e più volte, caldo con una umidità micidiale).
- LETTORI
di Mariangela Morandin, Treviso
Carissima Paola,
sono qui nuovamente a ringraziarti per aver scritto 'l'Africa non è nera'.
Grazie alla tua pubblicazione ho riscoperto luoghi, emozioni e sentimenti dei miei trent'anni vissuti in Eritrea (dieci in Adi Ugri e i rimanenti in Asmara). Posso dire che è stato come immergersi in un bagno turco... passare dal freddo al caldo per ritemprarsi.
- LETTERE
di Patrizia Lazzarin / Fabula Viva Camposampiero
Gentile Paola
ho letto il tuo libro L'Africa non è nera che avevi presentato in biblioteca a Roncade. L'ho trovato bello soprattutto per la tua capacità di rendere
la forza della vita, sia essa espressa dalle vicende degli uomini o dalla bellezza della natura che tu descrivi con parole semplici e/o ricercate sapendo
cogliere e costruire luoghi e ambienti nella loro naturalezza . Si legge anche un grande amore per l'Africa e in generale per la brava gente, soprattutto italiana.
Fra i tanti libri letti questo è uno di quelli in cui si riscopre la vitalità e la fragilità della nostra umanità mantenendo il sorriso sulle labbra.
Un caro saluto.
Patrizia Lazzarin / Fabula Viva Camposampiero Padova
- LETTERE
di Roberta Durante, giornalista e scrittrice
Roberta Durante (1989) è di Treviso dove insegna e scrive per La Tribuna. Ha pubblicato le raccolte di poesie Girini (edizioni d'if), Club dei visionari (Di Felice edizioni), Balena (Prufrock Spa). Dopo la lettura de L'Afruca ninnè nera' ha scritto la seguente riflessione.
'È impossibile scrivere la recensione di un libro presentandolo e
basta, rimanendo imparziali. O almeno io non ci riesco, e passare da
scrittrice a “critica” di bassa e bassissima lega non è affatto
semplice (se hai coscienza, s'intende). Quindi va così, da quando mi
occupo anche di recensire e scrivere articoli su film, libri,
spettacoli e tutto ciò che non viene da me, mi metto una mano – sulla
coscienza , appunto – e penso “speriamo che mi piaccia” (il film, il
libro) se no mi tocca chiudere il lavoro a metà (avrebbe senso parlare
male di questa o quest'altra cosa? '.