Avvoltolate, attorcigliate, attorte, avviticchiate tra loro. Amare, vecchie e pietose compagne fedeli di vetusti tronchi e di rugose cortecce. Sono le ultime radici d'albero di Vincent van Gogh. L'ultimo squarcio di natura visto e vissuto dall’incompreso di Zundert, l’artista che più di ogni altro ha dato spirito alle ombre e temperamento al colore.
Si trovano ancora lì, ad Auvers-sur-Oise, 30 chilometri circa a nord di Parigi, lungo un sentiero in Rue Daubigny che porta direttamente ad Auberge Ravoux, la locanda dove l'artista passò gli ultimi settanta giorni della sua vita. Sono state scoperte nel 2020 durante il lockdown dallo studioso Wouter van der Veen, direttore scientifico dell'Institut van Gogh di Auvers-sur-Oise, che le ha riconosciute guardando una vecchia cartolina del primo Novecento relativa alla piccola cittadina francese- Oggi, sono diventate intoccabile patrimonio culturale vivente, sono protette, e sito di pellegrinaggio per gli appassionati di arte e non solo (www.vangogheurope.eu).
In un momento di acceso e conflittuale dibattitto sia pubblico che privato sui problemi imposti dal cambio climatico, abbiamo rivolto alcune domande a Maria Teresa Ferresi-Lappen, profonda conoscitrice degli alberi e della loro produzione, grazie ad una esperienza trentennale maturata in molti paesi, tra cui Germania, Cina, Turchia, Svezia, Italia, Spagna, Svizzera, Russia, Inghilterra, sul tema della loro gestione nel complesso ambito urbano. Il lavoro di ricerca, i test sulle specie arboree piu resistenti, la drastica riduzione delle auto a Parigi e come sta cambiando radicalmente la cura delle piante e la struttura di alcune città. L'esperienza tedesca di Galk, la conferenza permanente dei direttori di parchi e giardini.
Visitiamo il recinto del tronco della quercia di Montale nei giardini Montanelli in compagnia di Enrico Banfi, botanico fervente ed ex direttore del Museo di Storia Naturale di Milano, per una sua impressione su questo laboratorio a cielo aperto, ricco di specie lasciate crescere spontaneamente dentro il recinto e intorno al tronco della quercia di Montale.
“E’ un ecosistema temporaneo, che poi cambierà. Non è un raffazzonamento senza biodiversità di erbe piantate di proposito, come accade in aiuole o giardini, che non fanno ecosistema e non instaurano dinamiche di convivenza né fra loro né con il resto del mondo biologico in cui sono immerse, come erroneamente vantato da alcuni giardinieri e imprenditori del verde, ma si tratta di una diversità cultigena, semplice agrobiodiversità. La differenza è importante, la vera biodiversità presuppone patti di convivenza spontanea, non forzabili con la piantumazione, fra le diverse specie della comunità, atti a stabilire equilibri nella competizione per lo spazio e per i nutrienti, ma anche a promuovere flussi energetici fra le parti, che possono culminare nella simbiosi'.
In un luogo come il recinto della quercia di Montale, che vede compiersi il lento processo di decomposizione di un grande albero, la naturalità di ciò che contorna i resti legnosi è in linea con la finalità di proteggere e far progredire la biodiversità. Come per il tronco che sta trasformando la biomassa in terreno fertile, per la vegetazione erbacea vale ancora di più la regola che l’estetica non fa quasi mai rima con biodiversità, perché la biodiversità è per sua natura complessa e caotica.
Non ha nessun senso un giudizio estetico o di critica prettamente umana. Conta, invece, solo la capacità della Natura di giungere alla formazione di un ecosistema più ricco e vasto possibile.
Andrea Pellegrini è una guida ambientale, autore di varie e importanti pubblicazioni e impegnato in numerose iniziative di educazione ambientale. L'ho conosciuto durante le belle passeggiate organizzate da La Grande Via nel Casentino, in provincia di Arezzo, nella sede chiamata la Mausolea, una affascinante dimora antica dei Camaldolesi, per comprendere il ruolo della Natura nel mantenimento della nostra salute. Con la sua guida abbiamo conosciuto i cammini di Francesco, i boschi piu antichi del Casentino e persino potuto dormire in foresta. E cosi ammirando la sua preparazione e umiltà gli ho chiesto un intervento sul valore di un albero vecchio o di un tronco di legno in un parco in città, pensando alla quercia di Montale, il cui tronco è rimasto nei Giardini Montanelli a testimoniare la Biodiversità. Non a tutti è chiaro quanto sia importante. A tal proposito Andrea mi disse lo scorso anno: 'Quel tronco, e l'area intorno, è forse tra le piu ricche di Biodiversità di Milano'. Un concetto non chiaro a tutti l'utilità di questo umile legno, solo apparentemente morto, che alcuni confondono con disordine. Con poche incisive parole molto chiare Andrea spiega la straordinaria vita creata dalla Biodiversità dal legno di un tronco morto, la generosità dell'albero una volta che è caduto.