Natura
- SABATO 25 FEBBRAIO AL MATTINO PRESSO LA CHIESA SI RINNOVA LA GRANDE FESTA PER IL TIGLIO DI CASOLA CASERTA. 400 ANNI. SARANNO DISTRIBUITE DELLE TALEE PER LA RIPRODUZIONE. PARTECIPATE NUMEROSI.
di Paola Pastacaldi giornalista e scrittrice
Il tiglio di Casola si erge maestoso e umile con i suoi 450 anni proprio di fronte alla deliziosa chiesa dedicata a San Marco Evangelista che nella sua semplicità di anni ne conta quasi più di novecento. Due monumenti della memoria di fronte a cui pregare o meditare. Siamo sui monti Tifatini, ad una altezza di 360 metri, a Casola nel quartiere di Casertavecchia, un casale, come si dice qui, nato sui resti di un villaggio romano. L’impianto originario della Chiesa era medievale, oggi quello che si vede è settecentesco. A circa due chilometri da qui si può ammirare l’elegante Eremo di San Vitaliano che risale all’ottavo secolo. La zona altro non è che la Caserta originaria, detta appunto Vecchia. Quando i Borboni costruirono la famosa Reggia di Caserta, le popolazioni e anche le parrocchie si spostarono nella valle. Attorno al nucleo vecchio ci sono in tutto tre raggruppamenti di case o casali, Casola appunto, Pozzovetere e Sommana.
- Napoli - Giornata di studio sul pino del Chiostro di Santa Chiara Grido d’allarme dei periti agrari: “Il patrimonio arboreo rischia di sparire” In occasione dell’incontro assegnati anche 70 attestati di partecipazione a studenti e professionisti Il patrimonio arboreo italiano ha subito un grande invecchiamento generale, l’età media degli alberi è aumentata enormemente e quindi l’approccio al verde urbano deve essere diverso da quello di molti anni fa. E’ importante studiare le metodologie da mettere in atto. La vetustà del nostro patrimonio, aggravato anche dal grande cambiamento climatico, sta mettendo a dura prova la sicurezza di molte aree verdi. E’ diventa sempre più importante conoscere l’impatto che le nostre azioni hanno sugli alberi. Gli alberi vanno studiati e compresi attraverso una continua rigenerazione del loro patrimonio.
Il maestoso Pino del Chiostro di Santa Chiara, un albero tipico del nostro paesaggio con la sua meravigliosa forma ad ombrello, è stato oggetto di un incontro del Collegio dei Periti Agrari e periti Laureati della provincia di Napoli. Una giornata di studio per professionisti del settore per valutare e riflettere in modo critico sulle tecniche di manutenzione degli alberi più antichi o legati a siti di importanza storica. E degli alberi in genere, che oggi sono costretti a crescere in una specie di foresta urbana, con tutte le difficoltà che comporta il vivere tra macchine e cemento. Un pretesto per fare il punto sulle prospettive del nostro patrimonio arboreo. Il Pino in questione, che ha poco più di 70 anni, vive in un contesto storico prezioso: il bellissimo Chiostro maiolicato poggia, infatti, sulle rovine della Napoli greca. Sono due, dunque, i motivi per rispettare questo albero, la sua vetustà e il contesto in cui è cresciuto.
Lo spunto per questa giornata è nato dall’incontro tra due arboricoltori esperti, entrambi impegnati da anni nella cura degli alberi secolari. Si tratta di Domenico Cascone, direttore di Global Green, la ditta di manutenzione del Chiostro, e promotore del tree climbing in Campania, e Silvestro Acampora, arboricoltore del Comune di Milano dal 2005 e fondatore della S.i.a., la Società Italiana di Arboricoltura. Entrambi impegnati nella salvaguardia del tiglio secolare della chiesa di San Marco in Casola, un borgo medioevale del casertano. L’idea principale che li ha mossi era quella di rispettare la memoria storica del Chiostro grazie alla conservazione dell’unico grande albero presente, e poi di trasformarla in una giornata di riflessione e studio per indagare le tecniche di manutenzione degli alberi, offrendo anche ai più giovani, agli studenti che si occupano di alberi una occasione per ottenere dei crediti e insieme riflettere sulle nuove tecniche arboricolturali, che non sono sempre sostenibili ecologicamente.
Il pino del Chiostro è stato probabilmente piantato a fine guerra nel corso del restauro della chiesa del Convento delle Clarisse danneggiati dalla guerra. Il pino è stato per un paio di giornate sotto l’occhio degli esperti che ne hanno valutato lo stato di salute e la resistenza alle intemperie. Gli esiti delle indagini sono stati positivi e lo stato di salute del Pino è tale da poter sperare che superi i cento anni, salvo eventi traumatici o atmosferici non prevedibili.
Ad aprire i lavori della giornata di Studio è stato Biagio Scognamiglio, presidente degli Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari laureati di Napoli, che ha sottolineato la missione di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico artistico, e l’importanza che esso ha per il benessere della persona. E’ seguito l’intervento, in forma di lectio magistralis, di Giovanni Morelli, arboricoltore e rilevatore dell’indagine sul Pino, che ha ben illustrato le caratteristiche dei pini e le loro necessità con foto e grafici. Hanno poi parlato Rosa Stefanelli, delegata dell’Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini e di Cinzia Piccioni Ignorato, funzionario del Servizio Qualità Spazio Urbano. Tra i presenti anche il vicesindaco e assessore all’ambiente Raffaele del Giudice, oltre a Giovani Cestari, Dirigente del Servizio Qualità Spazio Urbano Comune di Napoli e il consigliere campano Francesco Emilio Borrelli, Alessandra Clemente, assessore Giovani.
- MILANO. Quercia rossa di piazza XXIV Maggio La storia speciale dell'albero che ricorda i soldati della Grande Guerra.
di Paola Pastacaldi
- GIARDINI INDRO MONTANELLI. I PATRIARCHI CHE HANNO VISSUTO LA STORIA A cura di Silvestro Acampora e Paola Pastacaldi
Alla scoperta dei segreti di un parco storico. Dall'albero del caffè, all'albero dei dinosauri, alle varie querce americane e non sino a quella del fulmine.
I Giardini Pubblici Indro Montanelli sono un parco di Milano situato nella zona di Porta Venezia e realizzato a fine Settecento con un impianto alla francese. Nel 2002 sono stati intitolati al giornalista scomparso Indro Montanelli. Fu il primo parco cittadino progettato per un uso pubblico. Per oltre due secoli sono stati chiamati 'Giardini pubblici', 'Giardini di Porta Venezia' o semplicemente 'I giardini'. Nel 1780 l'architetto neoclassico Giuseppe Piermarini (suo anche il progetto del Teatro La Scala) fu incaricato di trasformare quell'area in un parco pubblico, inglobandovi gli spazi acquisiti di due monasteri, entrambi con propri giardini. I lavori furono realizzati tra il 1782 e il 1786. Il parco include altri edifici significativi, Palazzo Dugnani del Seicento e il Museo Civico di Storia Naturale del 1892. I Giardini hanno vari ingressi, dai Bastioni di Porta Venezia, da via Manin, da via Palestro e da corso Venezia. Le schede che seguono corrispondono ad una sorta di biografia essenziale di quattro alberi monumentali, tra i più antichi dei Giardini, che sono stati il tema di una passeggiata storico naturalistica il 3 e il 4 ottobre 2015 in compagnia dell’arboricoltore Silvestro Acampora e della giornalista scrittrice Paola Pastacaldi.
- Filmmaker Festival di Milano, gli 'Alberi' di Frammartino, per un'ecologia del cinema
di Barbara Casavecchia, Repubblica 29 novembre 2013
La videoinstallazione del regista ha aperto il festival indipendente milanese dopo il debutto a New York: immagini senza parole di un bosco, unico protagonista del filmato. E a fare da colonna sonora: i fischi del vento.
- Gli alberi da frutto raccontano la storia del paesaggio d’Europa
di Vittorio Emiliani, Unità.com, 26 settembre 2013
Rileggere la storia plurimillenaria del «giardino d’Europa» attraverso i suoi alberi da frutto che da tempi remoti danno una fisionomia ai nostri paesaggi agrari. È uno dei significati di questo Giardino dei Patriarchi dell’Unità d’Italia che si inaugura domattina in uno dei luoghi più belli di Roma: il pendio che porta dall’Appia alla gigantesca Villa dei Quintili. Fra l’Antiquarium, ricco di reperti rari, e l’edificio imponente della Villa stessa, è stato realizzato un giardino molto speciale nel quale il profilo del Belpaese è disegnato da una essenza arborea antica per ciascuna regione: venti in tutto collegate da siepi anch’esse autoctone.
- Quali sono gli alberi da frutto più antichi d'ItaliaPubblichiamo l'elenco degli alberi da frutto più antichi d'Italia diviso regione per regione, le talee di questi alberi sono state trapiantate nel Giardino dei Patriarchi dell'Unità d'Italia a villa Quintili Roma.
- Più verde in città e catasto per gli alberi secolari. Le opportunità della legge 10 del 2013 sul verde urbano
Silvestro Acampora, socio fondatore della Società Italiana di Arboricoltura
Come sarebbe bello se la nuova Legge 10 del 2013 sulla creazione di spazi verdi nelle città potesse davvero incrementare il verde, il patrimonio arboreo delle città e tutelare adeguatamente gli alberi monumentali. La legge non prevede solo la creazione di spazi verdi nelle città, oltre al contenimento del consumo di suolo, la riqualificazione degli edifici, ma anche che in ogni città venga piantato un albero per ciascun neonato ed uno per i bambini adottati. E’ previsto inoltre nelle grandi città il 'catasto' degli alberi; ogni sindaco alla scadenza dell'incarico renderà pubblico il bilancio arboreo, affinché i cittadini possano verificare l'impegno verde del suo mandato. Il censimento riguarderà anche gli alberi monumentali e storici.
Come tante altre leggi risulta burocraticamente complessa, prevede il coinvolgimento di tanti, forse troppi enti. Per piantare un alberello per ogni bambino nato e/o adottato sul territorio, idea per sé bellissima, diversi assessorati e settori delle amministrazioni comunali, come quello anagrafico e quello addetto alla manutenzione del verde dovrebbero collaborare e coordinarsi in maniera continuativa, gli stessi dovrebbero interagire con le altre amministrazioni territoriali quali province e regioni e inoltre, alla fine del mandato i sindaci dei comuni con più di 15.000 abitanti devono inviare una relazione comprovante il loro operato al Ministero dell’Ambiente.
- Pietà per gli alberi. Perchè la capitozzatura degli alberi è dannosa
di Paola Pastacaldi
Passeggiando lungo il fiume Sile, esattamente nel cuore del Parco, ho assistito ammutolita al taglio di alcuni vecchi alberi, taglio che viene definito capitozzatura. Una sorta di decapitazione. Muti alberi ad alto fusto lanciavano verso il cielo i loro tronchi privi di braccia. Non occorre essere agronomi, non occorre essere esperti di giardino per avvertire che l'albero che viene mozzato è una sorta di omicidio della natura. L'albero capitozzato sembra gridare al cielo la sua menomazione: vedere un albero privo dei suoi rami, privo delle sue foglie, privo della chioma e di una testa ridotto ad un puro tronco rigido di legno inutile fa subito pensare ad una ferita inferta ad un organismo vivente. Che questo poi venga sempre fatto per la salute dell'albero è un'altra vergognosa bugia, una mediocre risposta per chi non ha voglia di approfondire, per chi non ha voglia di prendersi delle responsabilità, per chi forse vuole solo risparmiare dei soldi (curare l'albero se vecchio o malato costa di più). Può forse essere utile leggere le righe che seguono tratte dalla Società italiana di Arboricoltura che servono a spiegare l'inutilità di questa menomazione, il danno che arreca alla pianta sino alla sua morte in alcuni casi, per capire che ciò che gli occhi colgono vedendo un albero capitozzato non è solo inutile e banale emozione di un cuore tenero. Ciò che si vede e si sente guardando un albero capitozzato è qualcosa che assomiglia a vedere una persona cui sia stata tagliata una mano, una gamba, un piede. E non sono forse le braccia i rami per gli alberi, non sono forse i suoi organi di senso, la sua chioma non è forse una sorta di testa? Questo si sente, se si ha il coraggio di avere pietà per gli alberi. Una emozione affatto inutile e tenera, ma la pura realtà. La storia che un albero antico accumula è straordinaria, la sua utilità per la nostra vita, la gioia che ci può dare e l'importanza che riveste che non spetta a me raccontare. Ma che tanti botanici potrebbero illustrare alle persone che hanno rinunciato alla pietà per gli alberi. Pietà per i giganti della natura significa pietà per gli essere umani che con essi hanno sempre convissuto e dovranno convivere, se non vorranno miseramente estinguersi.
- Editori e scrittori amici delle foresteIl primo libro stampato in Italia su carta 'amica delle foreste' è stato 'Guerra agli umani' di Wu ming. L'autore ha addirittura bloccato e rimandato di due mesi l'uscita del romanzo pur di ottenere questo risultato.
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Poi sono arrivati altri libri, tra i quali 'Fa un po' male' di Niccolò Ammaniti e 'Giro di Vento' di Andrea De Carlo, il primo libro ad alta tiratura - 130.000 copie - che riprende l'esperimento canadese di Harry Potter. La carta 'amica delle foreste' è ora una realtà. Non costa di più e piace ai lettori. Perché aspettare?
- Nuove cure per le acacie e Piazza Fontana diventa un salotto
di Paola Pastacaldi
Novità per piazza Fontana che il Comune ha deciso di trasformare in uno spazio più utilizzabile da parte dei cittadini. Nella piazza si può ammirare una delle più importanti fontane di Milano, quella di Giuseppe Piermarini, l'architetto a cui dobbiamo il Teatro alla Scala (1776-1778) e la villa Reale di Monza. All'epoca la piazza era l'abbeveratoio dei cavalli e punto di sosta delle carrozze del centro.
- Alberi e cultura. Il giardino di Roberto Bazlen, editore, e il platano bicentenario di porta Romana
di Paola Pastacaldi
“Ha oltre duecento anni, forse duecentoventi o anche duecentoquaranta. Il tronco ha una circonferenza di sei metri. La sua chioma ha un diametro di quindici, sedici metri e riesce a coprire un’area di tremila metri quadri”, spiega con orgoglio più che comprensibile Roberto Bellunato, uno dei residenti, consigliere di zona ed ex membro della Commissione Verde e Arredo urbano, che del platano di Bazlen è stato quasi un padre putativo, amorevole e autorevole, lo ha difeso nei momenti difficili e protetto quando rischiava danni alle radici ed oggi ne è la memoria.
- La voce degli alberi
di Silvestro Acampora, socio fondatore della Società Italiana di Arboricoltura
La memoria atavica delle origini ancestrali ha portato l’uomo a piantare alberi nelle città da tempi remoti. Le città spesso ospitano un considerevole patrimonio arboreo, con esemplari davvero maestosi che hanno delle storie da raccontare. Ma i cittadini milanesi, al pari di molti abitanti delle grandi città italiane, non sempre sono in grado di capire e apprezzare il reale valore degli alberi. Accade spesso che le piante di Vie, Parchi e Giardini siano considerati semplici e muti componenti di arredo e non degli esseri viventi quali essi sono.
- Il Cedro dl Libano di vialla Castello Ciani Bassetti Roncade
- MILANO E I SUOI ALBERI SECOLARI DA AFFORI A VILLA LITTA, IL PATRIMONIO VERDE DELLA CITTÀ: UNA STORIA LUNGA DUECENTO ANNI I platani che Napoleone fece piantare per la sua amante
di Banzi Gaia, Corriere della Sera, 31 agosto 2008
- I QUATTROCENTO ANNI DEL TIGLIO DI CASOLA (CASERTA)
A cura di Silvestro Acampora, Giorgio Ascione, Guido Olivieri (Programma di adozione alberi della Sia, Società Italiana Arboricoltura)
- La storia del tiglio di Casola
di Caserta
di Giorgio Ascione
La Pianta, adottata dalla Socierà Italiana d'Arboricoltura, è il residuo di una fila di platani piantati nel 1850 circa da Ferdinando II di Borbone che costeggiava la strada che portava alle seterie di San Leucio.
- Norimberga. Come funziona la ex macchina da guerra che ha trapiantato 3 milioni di alberi in 40 anni
di Paola Pastacaldi
Era una macchina da guerra cecoslovacca, degli anni Sessanta, utilizzata per trasportare missili. In quarant’anni di modifiche, lente e meticolose, è diventata una macchina per trapiantare alberi, la più usata e la più semplice d’Europa. Da fine anni Sessanta a oggi ha trapinatato tre milioni di alberi. L’uomo che l’ha creata, con la sua pazienza e la sua fantasia, si chiama Dieter Opitz ed è di Heideck, in Germania, il padre era un soldato che aveva perso la gamba in guera e che si dilettava di giardinaggio
- Dai Tedeschi della ditta Lappen il boschetto climatico finanziato dagli sponsor contro le emissioni di CO2.
di Paola Pastacaldi
Norimberga. La ditta Lappen, che da generazioni si occupa di
vivai, dichiara con orgoglio di avere sponsorizzato gli alberi.
Come? Non è un puro slogan pubblicitario. La Lappen si
vanta a ragione di fare cultura grazie ad un Catalogo che con
dei validi disegni descrive in maniera quasi didattica ciò che
è meglio fare per dare alla pianta una possibilità di
sopravvivenza e crescita ottimale. La ditta Lappen ha
inventato anche il Klimat Haine, che in tedesco significa
'boschetto climatico', un modo semplice per abbattere le
emissioni di CO2 e assorbire le polveri sottili.