Africa: i documenti
- ISIS Ma i bambini kamikaze non esistono Lettera aperta ai giornali
di Paola Pastacaldi, marzo 2014
Bambini kamikaze. L’ho sentito tante volte sputato dalla radio, dalla tivù con metodo ossessivo e anche con una dose di orrore che però non si posava sulla prima parola. Bambini kamikaze. Ascoltavo. Ma c’è qualcosa di storto, pensavo mentre ascoltavo la radio e la tivù per l’ennesima volta, in questi giorni maledetti di orrore, un orrore che non riguarda tanto e solo il presente, ma l’idea che questo sangue ci sta infilando sotto la pelle.
- Un viaggio nelle memoria familiare e coloniale italiana: 'L'Africa non è nera' e 'Khadija'
di Paola Pastacaldi, 13 gennaio 2014
Sono nata cresciuta in Veneto, che ho lasciato nel 1980 per fare la giornalista a Milano. Non avevo mai pensato né voluto scrivere romanzi. Ma ho sempre coltivato una curiosità, non soddisfatta, sul passato della mia famiglia, su cui mia madre era stata molto reticente. Mio padre era meticcio, figlio di una indigena di Harar e di un livornese, vissuto tra il 1980 e il 1921 ad Harar, dove è sepolto. Ho avuto in realtà ben due nonni vissuti in Africa, uno appunto in Etiopia, l’altro in Eritrea, durante il fascismo.
Il motivo che mi ha spinta a scrivere, come spesso accade, è proprio ciò che non conoscevo, il desiderio di colmare un vuoto che riguardava la mia famiglia e, quindi, di conoscere meglio ciò su cui ho dovuto fantasticare sin dalla prima infanzia, le mie origini così lontane. Un passato coloniale che era facile dimenticare, perché così è stato per gli italiani, un passato rimosso per le sue implicazioni con il fascismo. Ma l’Africa è anche il Paese di mia nonna e di mio nonno paterni e di mio padre, e poi anche in parte dell’altro nonno. Sono stata costretta a sognare l’Africa, non avendo molte informazioni su questi miei familiari, ma quella era l’Africa coloniale e precoloniale, difficile da conoscere.
- L’OCCIDENTE VA DIFESO/1 - MARIO VARGAS LLOSA: “I FANATICI VOGLIONO CHE LA CULTURA OCCIDENTALE, CULLA DELLA LIBERTÀ, DELLA DEMOCRAZIA, DEI DIRITTI UMANI, RINUNCI A ESERCITARE QUEI VALORI, CHE INIZI AD APPLICARE LA CENSURA. DOBBIAMO AGIRE CON FERMEZZA”
Articolo di Mario Vargas Llosa per “El Pais” pubblicato da “la Repubblica” - ( Traduzione di Luis E. Moriones)
“L’Occidente, l’Europa, il mondo libero devono prendere atto che c’è una guerra che si sta svolgendo nel loro territorio e che questa guerra la dobbiamo vincere se non vogliamo che la barbarie prenda il posto della civiltà. Dobbiamo agire con fermezza di fronte a coloro che rappresentano il fanatismo, ma anche nel rispetto della legalità, che è importante quanto la libertà”…
- Dove è finita la Femme fatal? Ma lo siamo tutte.
di Paola Pastacaldi, 4 gennaio 2014
Ho appena letto un articolo intitolato The African Femme Fatal, nel blog MsAfropolitan di Minna Salami, un blog che vuole descrivere l'Africa contemporanea e la sua diaspora, ma in chiave femminista. Minna è una scrittrice affermata ed è considerata una delle 40 opinion makers africane sotto i 40 anni, e anche uno dei cento opinionisti neri più influenti del mondo digitale e dei social network. Il suo articolo è notevole per spunti storici africani e per le osservazioni critiche sul mondo africano femminile e non. Mi sono ritrovata a chiedermi come e chi fossero oggi le nostre donne fatali, quelle occidentali. Ma prima mi sono chiesta che cosa poteva trasformare una donna in un soggetto fatale. Che senso e cosa significava essere fatali. La parola Femme è intraducibile.
- The African Femme Fatale
DECEMBER 21, 2013 BY MSAFROPOLITAN Minna Salami, scrittrice nigeriana finlandese, ha creato un seguitissimo Blog femminista che si chiama MsAfropolitan, per parlare dell'Africa contemporanea e della sua diaspora.
As the year comes to an end, I thought that I would like my last post of the year to be about something exciting, a feminine energy we could do well channeling more of in 2014. Scrolling through old posts and comments, I recognised an energy brewing, one not yet defined but one which can put an end to the erotic famine that has caused women a sense of powerlessness – namely the femme fatale. So I am dedicating 2014 to her. La femme fatale. Why?
(http://www.msafropolitan.com/?s=Femme+Fatale)
- L'Africa disegna il futuro
di Giuseppe Matarazzo, Avvenire,it, 13 novembre 2014
C’è l’Africa dei villaggi, della fame, delle tragiche traversate nel Mediterraneo, dell’Ebola. C’è l’Africa delle città, delle trasformazioni, dello sviluppo possibile. Ci sono due volti sempre contrastati e contrastanti quando si guarda al continente nero. Oggi l’Africa può essere vista sotto il segno del cambiamento e dell’opportunità. E a questo tratto positivo, per niente filosofico, ma molto concreto guarda una mostra sull’architettura e le trasformazioni dell’Africa, alla Triennale di Milano (fino al 28 dicembre): Africa Big Change Big Chance.
- Life is sweet: viaggio nel Sud Sudan con i medici del Cuamm e tre cantanti, Niccolò Fabi, Max Gazzé e Daniele Silvestri.
di Paola Pastacaldi, 28 luglio 2014
Nell’Africa sub sahariana l’80 per cento dei decessi è causato dalla malaria. Il Cuamm, che ha sessant’anni di vita alle spalle ed è la prima organizzazione italiana che opera per la tutela della salute delle popolazioni africane non lavora per l’Africa ma con l’Africa. L’Africa bisognosa non deve più nulla a nessuno e recupera la sua dignità di fronte a coloro che l’aiutano a non morire. E’ una carità che rende gli africani assistiti uomini liberi.
- SUL VOLO DALLA TURCHIA Papa Francesco: «Se il Corano è libro di pace, gli islamici lo dicano forte» Il Pontefice di ritorno dalla Turchia, chiede «una condanna mondiale del terrorismo». «In Medio Oriente ci cacciano, non vogliono nulla di cristiano»
di Gian guido Vecchi, Corriere della Sera Esteri, 14 novembre 2014
DAL VOLO PAPALE Il volo AZ 4001 è decollato da una decina di minuti, quando il Papa raggiunge i media sull’aereo che lo riporta a Roma. Sorridente e disteso, a dispetto dei tre giorni di viaggio in Turchia, saluta tutti, uno per uno, prima di rispondere alle domande dei giornalisti. A Istanbul ha incontrato il gran rabbino di Turchia, Isak Haleva, e un centinaio di giovani profughi da Siria, Iraq e Corno d’Africa. Ha condannato il «disumano e insensato attentato» alla moschea di Kano, in Nigeria, «peccato gravissimo contro Dio».
E soprattutto ha firmato con Bartolomeo una «dichiarazione comune», rassicurando il Patriarca e tutti gli ortodossi: ristabilire la «piena comunione» tra i cattolici e gli altri cristiani «non significa né sottomissione l’uno all’altro né assorbimento». Ora spiega che l’«uniatismo è di un’altra epoca» e sorride: «Con l’ortodossia siamo in cammino, loro accettano il primato di Pietro ma dobbiamo trovare la forma, ispirarci al primo secolo. Arriverà il giorno in cui i teologi si metteranno d’accordo? Sono scettico. Ma non si può aspettare, dobbiamo pregare insieme, c’è l’ecumenismo spirituale e quello del sangue: quando ammazzano i cristiani non chiedono se sei cattolico o altro. Il sangue si mischia».
- Portraits of Reconciliation
Photographs By PIETER HUGO Text by SUSAN DOMINUS
'Pubblico questo servizio apparso nel giornale New York Times Magazine. A fianco di ogni foto, una breve storia, una lezione di vita'. La spiegazione a tutto quello di quasi incredibile che leggerete La spiegazione a tutto quello di quasi incredibile che leggerete è in queste poche parole:
“These people can’t go anywhere else — they have to make peace.” “Forgiveness is not born out of some airy-fairy sense of benevolence. It’s more out of a survival instinct.” Yet the practical necessity of reconciliation does not detract from the emotional strength required of these Rwandans to forge it — or to be photographed, for that matter, side by side' è in queste poche parole:
“These people can’t go anywhere else — they have to make peace,” Hugo explained. “Forgiveness is not born out of some airy-fairy sense of benevolence. It’s more out of a survival instinct.” Yet the practical necessity of reconciliation does not detract from the emotional strength required of these Rwandans to forge it — or to be photographed, for that matter, side by side'.
20 years after the genocide in Rwanda,
reconciliation still happens one encounter at a time.
Last month, the photographer Pieter Hugo went to southern Rwanda, two decades after nearly a million people were killed during the country’s genocide, and captured a series of unlikely, almost unthinkable tableaus. In one, a woman rests her hand on the shoulder of the man who killed her father and brothers. In another, a woman poses with a casually reclining man who looted her property and whose father helped murder her husband and children. In many of these photos, there is little evident warmth between the pairs, and yet there they are, together. In each, the perpetrator is a Hutu who was granted pardon by the Tutsi survivor of his crime.
The people who agreed to be photographed are part of a continuing national effort toward reconciliation and worked closely with AMI (Association Modeste et Innocent), a nonprofit organization.
Photographs By PIETER HUGO Text by SUSAN DOMINUS
- UNA VOLTA LI CHIAMAVANO 'VU CUMPRÀ', POI, PER FORTUNA, HANNO COMINCIATO A CHIAMARLI 'IMMIGRATI' O ANCHE 'EXTRACOMUNITARI'.
di Giuseppe Satta, Treccani.it
Da sempre è complicato proporre e complicatissimo, poi, eventualmente, cercare di imporre ex lege l'adozione di questo o quel termine nella lingua d'uso comune. Tentativi possono essere fatti - e sono stati fatti recentemente - nel campo della lingua scritta, in particolare della lingua della pubblica amministrazione, al fine di rendere più comprensibili testi destinati a vasti strati della popolazione, proponendo una semplificazione del linguaggio di moduli e bollette, con particolare attenzione al lessico e alla sintassi.
- Festival of Timkat in Ethiopia 17-24 gennaio 2014 - in pictures AFP photographer Carl de Souza travels to the Ethiopian town of Gondar to document Timkat, the Ethiopian Orthodox Christian festival marking Epiphany
the guardian.com, Monday 20 January 2014
Gallery (13 pictures), 20 Jan 2014: AFP photographer Carl de Souza travels to the Ethiopian town of Gondar to document Timkat, the Ethiopian Orthodox Christian festival marking Epiphany
- African Leaders and the international Criminal Court (ICC): Perpetrators, Victims or Scapegoats? Seminario di ricerca Milano 23 gennaio Palazzo ClericiIn dieci anni di attività tutti i casi trattati dalla Corte Penale Internazionale hanno riguardato unicamente crimini pepetrati in Africa e cittadini africani.
- Italia-Africa: Slow Food, stop dumping prodotti - Petrini a convegno organizzato alla Farnesina
(ANSA) - ROMA, 20 FEB
'L'Italia, se ha il coraggio, deve insistere perché finisca la vergogna del dumping in Africa dei prodotti agricoli finanziati dall'Unione europea'. Lo ha detto oggi il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, intervenendo al ministero degli Esteri a Roma al Tavolo Agricoltura dell'Iniziativa Italia-Africa, voluta dal ministro Emma Bonino per promuovere e coordinare l'azione del nostro Paese in Africa.
- Vecchi e nuovi attori si contendono l'Africa
di Gian Paolo Calchi Novati, 20 dicembre, Ispionline
Dopo essere stata per molto tempo la principale “arma” della politica africana dell’Italia e un po’ di tutti i governi occidentali, la cooperazione – che in genere precede o accompagna gli investimenti diretti – ha perso molto del suo potere contrattuale. Ancora nel 2005 l’aiuto all’Africa fu scelto come il tema di maggiore risonanza dal premier Tony Blair quando il Regno Unito era contemporaneamente alla testa del G8 e dell’Unione Europea. I tempi sono cambiati.
- AFRICA/TANZANIA - “Le violenze contro i cristiani derivano dall’estremismo religioso ma anche da tensioni economiche” dicono i Vescovi
Agenzia Fides 9/4/2014
Roma (Agenzia Fides) - “Ci sono estremisti musulmani che vorrebbero eliminare i cristiani dalla società perché pensano che l’unica religione in Tanzania debba essere quella islamica” denuncia all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Tarcisius Ngalalekumwta, Vescovo di Iringa e Presidente della Conferenza Episcopale della Tanzania, che si trova a Roma per la visita Ad Limina Apostolorum. “Naturalmente queste sono posizioni estreme, che non riflettono l’opinione della maggioranza dei musulmani locali. Tra questi, anzi, ci sono importanti esponenti con i quali è possibile entrare in dialogo di pace” precisa il Presule.
- 'Sixteen Cats on One Tree' in Warwick Writing - A Venetian Miscellany
By Dr Loredana Polezzi, Department of Italian, in News and Event Warwick
A collection of essays which celebrate Warwick's long connection with the city of Venice - not least its occupation of the Palazzo Pesaro Papafava, which has become the University's permanent Italian base. Here the essay of Loredana Polezzi, an Associate Professor in Warwick’s Department of Italian Studies. She studied Modern Languages at Venice and Siena and has an MA in Italian Studies and a PhD in Translation Studies from Warwick. Her research focuses on the history of travel writing and the connection between geography and social mobility, as well as theories and practices of translation. Loredana is Director of Warwick’s Venice Centre.. 'It may seem like heresy to start a piece about Venice by mentioning one of its historical rivals, but there is a song about Genoa which always reminds me of my meeting with Venice. It was written by Paolo Conte (a Piedmontese) and it describes the marvel and shock of the first encounter with a city of water for someone who was raised away from the sea (Paolo Conte, Genova per noi, 1974). I met Venice when I was eighteen, as I arrived from Tuscany to study at Venice’s Ca’ Foscari University for a year. I had grown up in the countryside. My landscapes were made of hill towns and expansive valleys. My elective city was Florence, with its airiness and its uneasy relationship with the river that cuts through it. Venice meant standing and walking on water, feeling surrounded but also protected by it. And it meant, like Conte’s Genoa, the strange encounter with a place so still and yet always moving, ‘anche di notte’ – even at night'.
- Postcards from home: documenting Nigeria's floating community - Makoko the 'Venice of Africa'.
From Soni Methu, CNN December 24, 2014
La rubrica Inside Africa della CNN esplora le diverse culture africane nei singoli diversi paesi e regioni.
Every week, Inside Africa takes its viewers on a journey across Africa, exploring the true diversity and depth of different cultures, countries and regions.
(CNN) -- Some call Makoko the 'Venice of Africa'.
But while the intricate waterways may replicate the layout of the picturesque Italian city, living conditions could hardly be more contrasting.
- La politica dell'Italia in Africa, Ispionline
di Giovanni Carbone, Gianpaolo Bruno, Gian Paolo Calchi Novati, Marta Montanini
Le ragioni di un rinnovamento della politica estera dell’Italia in Africa
La necessità per l’Italia di ripensare e rinnovare le proprie relazioni con l’Africa subsahariana origina da tre principali ragioni. La prima è un dato strutturale, ovvero la relativa prossimità geografica della regione subsahariana, e dunque tanto delle opportunità economiche quanto dei rischi politici che essa può rappresentare per l’Italia. La seconda è legata alla fase storica che l’Italia attraversa e alla possibilità di contribuire al rilancio dell’economia nazionale ‘agganciandola’ maggiormente all’espansione economica africana in corso. La terza è l’opportunità di svolgere un ruolo nell’indirizzare i processi di sviluppo e di governance a livello globale, proponendosi come partner dei paesi africani nell’identificazione e implementazione di strategie di sviluppo sostenibili da un punto di vista economico, politico, sociale e ambientale.
- Buongiorno Africa, perchè occuparsi di Africa
Blog a cura di Raffaele Masto e della rivista 'Africa, missione e cultura'
Pubblichiamo questa introduzione ad un blog tenuto da un giornalista che lavora alla redazione esteri di Radio Popolare. Il Blog è una iniziativa della rivista 'Africa' dei Padri Bianchi. Le poche parole che seguono mi hanno colpita per la loro semplicità e autenticità. Mi hanno ricordato le parole di un grande poeta italiano Pasolini, autore di un significativo documentario intitolato 'Appunti per una Orestiade africana', che avrebbe dovuto diventare un film.
Pasolini diceva che l'Africa siamo noi! L'Africa è in altre parole ciò che noi eravamo, prima della industrializzazione e del mercato. In Africa non andiamo cercando altro che noi stessi. Ecco il testo di Raffaele Masto.
'Ma perchè mai di questi tempi dovremmo occuparci di Africa? Con l’Italia che rischia di uscire dall’Eurozona, con lo spettro della Grecia che aleggia sulla nostra economia, con una classe politica che rischia di farci finire come l’Argentina di qualche anno fa, con le banche che non davano più soldi anche a chi ce li aveva depositati per anni. Insomma, di problemi impellenti che riguardano la nostra vita ce ne sono in abbondanza. Perché l’Africa? La mia risposta è che ci conviene. L’Africa è più vicina alla nostra vita e alla nostra attualità di quanto sospettiamo. Non lo dobbiamo fare per buonismo o per correttezza politica, ma per opportunismo.
Buona parte delle materie prime che usiamo quotidianamente vengono dall’Africa (oro, rame, bauxite…ma non solo minerali: cotone, caffè, cacao, thè…) e di solito le abbiamo pagate molto meno di ciò che valgono.
Se le pagassimo il giusto prezzo quante aziende della trasformazione che risiedono in Europa non starebbero più sul mercato?
- Il delicato equilibrio tra Cristianesimo e Islam a partire dal caso dell’Etiopia
Emanuele Fantini, Università degli Studi di Torino, Ispi on Line
L’ultimo censimento nazionale condotto in Etiopia (2007) ha contato, su una popolazione totale di circa 80 milioni di persone, il 43% di cristiani ortodossi, il 33,9% di musulmani e il 18,6% di prote- stanti: questi ultimi in virtù dell’esplosione del movimento pentecostale hanno raddoppiato il loro numero rispetto al censimento precedente (1994), affermandosi come la religione che cresce più rapidamente nel paese. La pubblicazione di queste cifre non ha mancato di suscitare polemiche, soprattutto da parte di alcune componenti della comunità musulmana, che denunciano una siste- matica sottostima della popolazione delle regioni a maggioranza islamica (Somali e Afar), per legit- timare la tradizionale immagine dell’Etiopia come stato cristiano e per truccare la ripartizione delle risorse nazionali tra i differenti stati regionali che compongono la Repubblica federale etiope.
L’avanzata dei “Pente” (come vengono popolarmente identificati in Etiopia i fedeli delle chiese evangeliche, pentecostali e indipendenti) suggerisce diverse riflessioni e invita ad alcune cautele nell’analisi delle religioni nello spazio pubblico africano.
- Sviluppo rurale e riduzione della povertà in Etiopia
da Africa e Orienti, trimestrale 2012 AIEP Editore
In un contesto di diffusa povertà e differenze sociali che caratterizza le aree rurali dell'Etiopia, il volume analizza le sfide principali che il settore rurale sta affrontando, le principali dinamiche di trasformazione socio-economica in corso e il ruolo svolto dalle principali politiche di sviluppo rurale, di riforma agraria, di sostegno all'agricoltura e di lotta alla povertà attuate dallo Stato etiopico. Il volume, pubblicato bilingue italiano e inglese, è curato da Mario Zamponi, Ricercatore di Storia e istituzioni dell'Africa sub-sahariana e di Problemi e priorità dello sviluppo politico nei paesi in via di sviluppo presso il Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia dell'Università di Bologna.
(estratto da Africa e Orienti, una rivista trimestrale creata nel 1999 da studiosi e ricercatori con l'obiettivo di analizzare e far conoscere la realtà contemporanea dell'Africa, del Mediterraneo e del Vicino e Medio Oriente con contributi di autori italiani e stranieri. La rivista pubblica in particolare studi su immigrazione, sviluppo, cooperazione, multiculturalità e diritti umani. La rivista è promossa dall'Associazione 'afriche e orienti' e pubblicata da AIEP Editore.
- Il Senegal e la diaspora senegalese
Africa e Mediterraneo, febbraio 2012
Il dossier che pubblichiamo presenta alcuni approfondimenti sugli eventi socio-culturali che hanno segnato l’ultimo anno e nei quali il Senegal ha inteso interpretare un ruolo anche politico presentandosi come punto di riferimento di una visione globale e panafricana del futuro del continente e della sua proposta culturale: il Monumento al Rinascimento africano e il terzo Festival mondial des arts nègres. Queste iniziative sono approfondite e spiegate nei loro retroscena, nelle motivazioni e negli errori dagli articoli di Victoire Axiga-Dokpo e Itala Vivan.
Il dossier continua con vari approfondimenti su aspetti culturali del Senegal, con interessanti visuali storiche. Un panorama del cinema senegalese, della sua importanza nel passato con l’opera dei grandi Ousmane Sembène e Djibril Diop Mambéty così come della sua difficoltà attuale, è tracciato nell’articolo di Simona Cella.
- Parole d'Africa blog
di Francesca Rubino
Parole d'Africa è un viaggio letterario alla scoperta delle culture africane si propone come un blog di approfondimento delle culture africane tramite la condivisione di letture di opere di autrici e autori africani, prevalentemente di lingua inglese.
I vari post propongono non solo recensioni di opere di vari generi, dalla narrativa (romanzi e racconti) al teatro, dalla poesia alla saggistica, ma anche profili delle scrittrici e degli scrittori proposti, e anche cenni alla storia dei Paesi di provenienza di tali autrici e autori, con particolari riferimenti alla colonizzazione e all'indipendenza. Inoltre, il blog conterrà anche delle note sulle letterature africane in generale, riguardanti le caratteristiche peculiari di tali scritture rispetto a quello che siamo abituate a leggere nelle opere prodotte in occidente.
Lo scopo fondamentale di questo blog è quello di condividere con le lettrici e i lettori italiani delle opere e delle personalità che sono poco conosciute in Italia, e le cui opere non sono necessariamente tradotte in italiano. Con questo blog mi propongo in un certo senso di creare una domanda per la pubblicazione di traduzioni italiane di opere di autrici e autori africani di lingua inglese cercando di suscitare interesse nei lettori del mio blog verso delle letterature che hanno tantissimo da raccontare e da insegnare all'occidente.
- Dossier: Asmara Africa’s Secret Capital of Modern ArchitectureCan the superlative „Asmara – Africa’s secret capital of modern architecture“ still be topped? There are other well-known sites of early modernist architecture, such as Tel Aviv, Israel, Miami South Be- ach, Florida, or Napier in New Zealand. However, the rich collection of early modernist architecture in the city of Asmara, the blending of a variety of modernist styles, the urban comprehensiveness of the historic perimeter, and the almost untouched, yet deteriorated, condition of the buildings is uni- que. Until Naigzy Gebremedhin, Edward Denison and Guang Yu Ren published their standard work „Asmara – Africa’s Secret Modernist City“ in 2003, this architectural world heritage was unknown or unrecognised by most historians of architecture. The goal of the Asmara Architecture Exhibition is to preserve this great architectural treasure. Once stable peace and the respect of human rights are achieved at the Horn of Africa, Eritrea’s development may benefit from a flourishing tourism.
- Fondo Zanella, Istresco di Treviso. L’Africa coloniale nelle foto degli anni Trenta
di Paola Pastacaldi
Le foto del periodo coloniale raccontano di più e in modo più integro e, alle volte, assolutamente nuovo rispetto alle cronache scritte, i paesi in cui gli italiani furono presenti come viaggiatori e come colonizzatori. Gli scritti di fine Ottocento e dei primi del Novecento spesso peccavano di una visione eurocentrica, in qualche modo “ignorando” la storia e la specificità dell’indigeno, cadendo persino in vistosi errori nel dare il nome alle cose. Mancava sovente agli italiani viaggianti o emigranti – fatte ovviamente le solite eccezioni - una volontà di cultura, cioè la conoscenza del paese e della sua storia sociale (cosa cui, invece, sempre i viaggiatori inglesi sopperivano in modo molto più ampio, un nome solo per tutti l’esploratore Richard Burton). Il territorio, i suoi usi e costumi erano visti con occhi troppo italiani o europei, ignorando alla fine la storia dell’Africa reale. Ma gli indigeni, soprattutto di Etiopia ed Eritrea, che come sappiamo oggi sono stati la culla dell’umanità intera, avevano eccome una loro storia, sia per la gestione del territtorio che per le loro regole sociali e a questo proposito si possono leggere oggi molti studi anche in lingua inglese. Nelle foto storiche sia di privati che di studiosi si ha modo di vedere con maggiore chiarezza, scevra da giudizi e personalismi, come era allora il territorio africano e i suoi abitanti e il loro rapporto con noi.
- Dibattito e riflessione. Guardando in faccia la morte attraverso le immagini dei media.
di Paola Pastacaldi
I media non possono ormai più sottrarsi alla dittatura delle foto. Solo I lettori potrebbero imporre uno stop, non comperando nè guardando I media che contengono foto sgradite. Decretando il crollo momentaneo del media. Ma sappiamo che ciò non accade. Il cittadino ancora non usa lo strumento potente che in mano, quello di negare diritto di parola a chi ne fa un cattivo uso, sia televisivo che cartaceo. I giornalisti hanno sì delle regole deontologiche che riguardano le foto raccapriccianti, ma la soglia viene ampiamente superata da una nuova realtà in cui il raccapriccio è sempre più grande. L’assuefazione è stato uno dei gradi problemi di questi ultimi anni. Oggi forse sta arrivando la saturazione, la nausea? Servono nuove riflessioni, nuove regole adeguate alla nuova potenza della tecnologia. Oggi con Gheddafi sembra rinascere dalle ceneri una qualche forma di pietas che viene da lontano, una pietas introiettata in una infanzia morale dell’umanità, quasi incarnata nelle mente di chi guarda. Un pensiero che va oltre la cultura, oltre l’attenzione, oltre la specificità di chi commenta. Inattesa è arrivata la consapevolezza? Questo pubblico non vuole più vedere volti sfatti insaguinati e rotti come quello di Gheddafi. Quelle immagini hanno persino riportato alla luce della memoria il cappio al collo di Saddam, i soldati imprigionati nelle gabbie in Irak e poi decollati. . Per dare un contributo a questa riflessione abbiamo ripreso in mano due saggi di Susan Sontag, “Sulla Fotografia. Realtà e immagine nella nostra società” (Einaudi,
‘73), uno dei testi basilari per chi studia la fotografia, e “Davanti al dolore degli altri” (Saggi Mondadori, 2003), pubblicato trent’anni
dopo, sempre sulla questione delle immagini…
- Le immagini di Gheddafi e la pietas occidentale. La morale della Libia arcaica fatta di cabile e tribù. L‘Africa resta il paese delle Erinni,
di Paola Pastacaldi, giornalista e scrittrice (www.francoabruzzo.it e africa.blog.ilsole24ore.com)
“Alcuni giornali e radio hanno commentato la fine di Gheddafi parlando, ai margini, di immagini disumane, di corpo oltraggiato, di barbarie della vendetta. In breve, alludevano alla pietas. Ma questa è la nostra pietas, non è affatto quella dei popoli africani! Trovo questa visione dei fatti falsamente moralistica. O, meglio, trovo questi commenti velati di una mentalità che conserva ancora caratteri retrivi di colonialismo culturale”.
- Traduzione e postcolonialismo: il racconto come genere letterario in Africa
di Daniela Buccioni, Laurea in Lingue Straniere, Università di Macerata
Mescolando gli idiomi locali alle lingue europee, le nuove generazioni di scrittori ci offrono un'inedita visione dell'Africa: la condizione femminile, la politica e il riconoscimento delle identità sono solo alcuni dei temi che affiorano all'interno dei loro scritti. Dopo aver letto dunque quello che è il loro vissuto, gli scrittori africani ci chiedono di essere riconosciuti al di fuori di quelli che sono i confini fisici dell'Africa. In tal senso, la traduzione diviene transculturazione: inserendosi all'interno di letterature come quella anglofona ed italofona, gli scrittori auspicano ad una rivisitazione di quella visione 'esotizzante' che il colonialismo ha prodotto. Tale messa in discussione si riflette nei linguaggi che gli scrittori africani producono
- GLI OGGETTI DI MARCHIO NEL SISTEMA COLONIALE IN AFRICA
Jean-Pierre Sourou Piessou
La colonizzazione in Africa ( circa dal 1884-1960/75) è stata spesso considerata dai piu’ solamente come un fatto esterno che ha segnato l’Africa solo dal punto di vista politico, militare, religioso ed economico. Non lo nego. Anche questo è stata la colonizzazione europea in Africa. Ma c’è dell’altro su cui vorrei spendere due parole. E’ la colonizzazione europea in Africa che si è servita dei marchi simboliciper coinvolgere i giovani africani nella sciagurata avventura del dominio e dell’imperialismo coloniale. Anch’io facevo parte di questo gruppo di giovani, ma molti anni dopo la colonizzazione.
- INTERNAZIONALE A FERRARA Rinascimento nigeriano
Internazionale, 19 settembre 2013
La scrittrice nigeriana Noo Saro-Wiwa, intervistata a proposito della letteratura in Nigeria dice a Internazionale: 'È un rinascimento. C’è stato un periodo, negli anni ottanta e agli inizi degli anni novanta, in cui si era registrato un declino a causa della dittatura militare. Con la rinascita della democrazia i giovani scrittori hanno di nuovo maggiori opportunità di emergere. E l’occidente è molto più aperto alla scrittura africana. La combinazione tra questi due fattori ha reso possibile la nuova letteratura nigeriana'Ha vissuto la morte del padre, la dittatura e l’esilio. Oggi Noo Saro-Wiwa racconta i sogni della nuova Nigeria.
- Dall'Etiopia a Wall Street, il viaggio del Caffè
di Federico Fubini, Corriere Economia, 28 marzo 2011
- L’appassionato discorso di Aimé Césaire (1913-2008) sulla Negritudine alla prima conferenza dei popoli neri della diaspora (Miami 1987)
www.slysajah.com (11 gennaio 2012)
Il testo che ora pubblichiamo è il prezioso contributo di Aimé Césaire ( Martinique, 1913-2008) sulla Négritude pronunciato in occasione della prima conferenza dei popoli neri della diaspora a Miami nel 1987. Ed è tratto dallo storico e bellissimo discorso sul colonialismo pronunciato dell’intellettuale martinicano nel 1945.
- L’appassionato discorso di Aimé Césaire (1913-2008) sulla Negritudine alla prima conferenza dei popoli neri della diaspora (Miami 1987)
www.slysajah.com 11 gennaio 2012
- Africa, dall'Istruzione all' Educazione
di Jean-Pierre Sourou Piessou, nel sito Slysaja
Alioune Biaye & Jean-Pierre Sourou Piessou sono i due fondatori del sito Slysaja, sono partiti con la voglia di raccontare l’Africa attraverso il binomio Letteratura (scritta e orale) e la Musica tradizionale. La letteratura e la musica sono sempre stati un binomio prediletto dai “Griots” di questo nostro continente che ha saputo parlare di sé e dei valori che lo animano con grande semplicità. La letteratura sia orale che classica e la musica tradizionale diventano così, per ciascuno/a di noi, veri e propri compagni del viaggio ideale di slysajah, che ripercorre le radici africane.
- Tombe senza nome nel cimitero dei migranti
La Repubblica, Palermo 15 febbraio 2011
- Africa is a countryAfrica is a Country is primarily concerned with media representations of the African continent and its peoples, especially in Western media.
- LUSSO AFRICANO GRATIS DA MITTERRAND A SARKO. GOVERNANTI DESTRA E SINISTRA IN RESIDENZE LEADER AMICI
Ansa, 9 febbraio 2011
- La casa in colonia: il modello Asmara
Architettura e pianificazione urbana nei fondi dell'Isiao
- La popolazione delle città africane triplicherà nei prossimi 40 anni.
The Guardian